Piano di sostegno diagnostico-assistenziale ed epidemiologico alle emergenze biologiche sul territorio italiano (Piseb)
L'Inmi "Lazzaro Spallanzani" è storicamente riconosciuto come un centro clinico di eccellenza per la ricerca e l'isolamento dei pazienti con malattie altamente contagiose. Il Ccm ha avviato una collaborazione con questo istituto per la predisposizione del Piano di sostegno diagnostico-assistenziale ed epidemiologico alle emergenze biologiche sul territorio italiano (Piseb).
Si tratta di un piano operativo da applicare in condizioni di emergenza, per l'attivazione dell'unità di laboratorio, la reperibilità del personale addetto, la messa a punto della logistica e la predisposizione di procedure e l'allestimento di reattivi specifici per una serie di agenti infettivi.
Obiettivo del progetto è contribuire al miglioramento delle capacità tecniche e organizzative del Paese nella preparazione, gestione e mantenimento della risposta ad emergenze biologiche, attraverso la predisposizione di strumenti di analisi e di protocolli operativi di gestione e l'organizzazione di una struttura di supporto che operi nel corso di tali eventi, collaborando con il Ccm e le strutture sanitarie del territorio nei seguenti ambiti:
- definizione diagnostica
- identificazione delle necessità assistenziali delle persone coinvolte
- gestione delle misure di controllo.
Il progetto prevede inoltre la realizzazione di due obiettivi specifici:
- conduzione tempestiva delle attività diagnostiche relative agli agenti, soprattutto
virali, potenzialmente responsabili di emergenze biologiche - valutazione dei rischi e gestione dei pazienti coinvolti in emergenze biologiche.
Finanziamento
Per questo progetto l'Inmi "Lazzaro Spallanzani"
ha ricevuto un finanziamento di 400.000 €.
Referenti istituzionali
Per il Ccm: Maria Grazia Pompa
Per l'Inmi "Lazzaro Spallanzani": Giuseppe Ippolito
I risultati del progetto
Il progetto "Piano di sostegno diagnostico-assistenziale ed epidemiologico alle emergenze biologiche sul territorio italiano (Piseb)" si è concluso nel dicembre 2007.
Le attività svolte si possono riassumere in:
- identificazione del personale dedicato alle emergenze biologiche
- formazione del personale suddetto
- sierologie e metodiche molecolari messe a punto sugli agenti etiologici responsabili di emergenze biologiche
- predisposizione di algoritmi di gestione clinico-diagnostica delle principali sindromi, causate da teli agenti infettivi
- diagnosi di laboratorio di alcuni casi di febbre Chikungunya e Dengue.
Obiettivo specifico 1
A conclusione del progetto, in relazione all'obiettivo specifico 1, sono stati arruolati e addestrati 5 virologi, assegnati ai laboratori di biosicurezza, coordianti dal Direttore dell'Unità operativa complessa laboratorio di virologia e del Responsabile dell'Unità operativa semplice laboratori di biosicurezza, per mettere a punto una logistica, in attività di collegamento con i network internazionali (Euronet P4), che consenta una pronta attivazione del servizio diagnostico.
Il piano operativo è stato verificato in corso di reali emergenze riguardanti casi di sospette infezioni da Arborvirus o virus delle febbri emorragiche.
Inoltre, in realzione all'epidemia di febbre Chikungunya, occorsa nell'estate 2008 in Emilia-Romagna sono stati effettuati interventi diagnostici d'urgenza per accertare il rischio della trasmissione del virus Chikungunya da donatori d'organo, provenienti dall'area colpita dall'epidemia.
Predisposizione e allestimento di set di reattivi per il laboratorio
di seguito le attività svolte rispetto a questo obiettivo:
- stesura di nuovi protocolli diagnostici sviluppati nell'ambito del progetto europeo FP6-VHF/Variola PCR (1 test di screening ed 1 di conferma, per virus a rischio biologico BLS 4)
- revisione delle procedure diagnostiche per l'infezione da virus Chikungunya (istruzioni operative e algoritmo diagnostico)
- revisione delle procedure diagnostiche per la Dengue (istruzioni operative e algoritmo diagnostico)
- revisione delle procedure diagnostiche per gli Orthopoxvirus (istruzioni operative e algoritmo diagnostico)
- predisposizione di un modello per la valutazione del rischio delle attività di manipolazione di campioni biologici per i virus della Dengue, Chikungunya, Orthopoxvirus-Cowpoxvirus, virus della febbre emorragica di Congo-Crimea (CCHF), virus della rabbia, Filovirus
- messa a punto di test colturali, sierologici, molecolari, in occasione dell'insorgenza, nel 2006, di febbre della valle del Rift in Africa
- acquisizione di un ceppo di riferimento per il virus della Febbre CCHF e sieri positivi di controllo, per ottimizzare alcune metodiche di laboratorio (neutralizzazione, immuno-fluorescenza)
- acquisizione, tramite il network europeo di laboratorî BLS 4, di ceppi di riferimento per il virus Lassa, e per i filovirus, agenti eziologici della febbre emorragica da virus Ebola (ceppi Zaire, Sudan) e febbre emorragica da virus Marburg
- espansione di questi ceppi di riferimento per la messa a punto di metodiche di laboratorio (antigeni da utilizzare in sierologia) e materiali biologici di riferimento.
Attività di formazione (raccolta e invio campioni Inmi e strutture potenzialmente coinvolte)
Nell'ambito delle attività di formazione sono stati eseguiti corsi teorico-pratici su diagnostica molecolare, sierologica, tecniche di isolamento virale e procedure di biosicurezza, in particolare per i laboratori BLS 3.
Sono inoltre stati attivati:
- azioni di supporto alle procedure diagnostiche per il trasporto dei campioni per la febbre Chikungunya e la febbre di Lassa, che ha visto l'Inmi come centro di riferimento
- servizio di trasporto PHSE Srl, per il trasferimento urgente dei campioni dal Piemonte, di un caso sospetto di febbre di Lassa, rientrato da un'area endemica.
Attivazione e mantenimento di collegamenti con laboratori di riferimento internazionali per consulenza e supporto esterno
Reti europee per i laboratori di livello di biosicurezza 3 e 4 e network europei EuronetP4 e ENIVD e GHSAG – LN, in tema di acquisizione di ceppi virali per la messa a punto della diagnostica di laboratorio e partecipazione al network RiViGene (Risk Virus Genome Database), che si propone di raccogliere i dati molecolari su ceppi virali emergenti, presenti nei laboratori europei per coadiuvare la ricerca nel campo della diagnostica e della terapia di tali infezioni.
Diffusione attività e risultati del centro
Distribuzione di protocolli e materiali di riferimento ad altri centri italiani (Università di Pavia "Policlinico S.Matteo", Università di Parma, Università di Bologna "Alma Mater Studiorum") e collaborazione alla messa a punto di procedure diagnostiche per lo screening dei donatori, provenienti dalla aree dell'Emilia-Romagna, colpite dall'epidemia di febbre Chikungunya,nel 2007 in collaborazione con il CNT.
Obiettivo specifico 2
È stato predisposto il piano operativo per la realizzazione di un manuale per definire un approccio standardizzato di gestione clinica attraverso l'approccio sindromico.
La scelta delle patologie da sottoporre a sorveglianza è stata desunta dalla lista dei Centers for Disease Control and Prevention (CDC) di Atlanta, per le malattie da agenti biologici di classe A (high priority), che possono essere usati a fini terroristici e risultano essere emergenti a livello nazionale e internazionale.
Per questa ragione, è stato aggiornato il manuale, pubblicato dall'Inmi nell'ottobre 2001, intitolato "Piano per la gestione dell'assistenza sanitaria di casi sospetti o accertati di patologie riconducibili ad agenti biologici utilizzati a fini terroristici".
Le malattie oggetto di analisi per l'elaborazione delle procedure di sorveglianza sindromica per l'identificazione precoce delle epidemie si distinguono in base ai segni e sintomi presenti in fase prodromica (chief complaints). Un esempio è rappresentato dall'ESSENCE (Electronic Surveillance System for the Early Notification of Community-based Epidemics ), elaborato dal Dipartimento della Difesa di New York, CDC e Agenzie di Sanità Pubblica Statunitensi, in cui si suddividono i gruppi sindromici:
- sindrome neurologica botulino-simile
- malattie emorragiche
- linfadeniti
- lesione cutanea localizzata
- sindrome gastro-intestinale
- sindrome neurologica
- sindromi respiratorie
- quadri clinici che presentano rash cutaneo
- sindromi febbrili
- malattie severe o letali dovute potenzialmente ad agenti infettivi.
Queste sindromi sono associate ai codici internazionali dell'ICD-9-CM, diffusamente utilizzati nella realtà clinica, soprattutto dai dipartimenti di emergenza. L'obiettivo è creare modelli algoritmici, soggetti a revisione periodica, per evitare falsi e costosi allarmi, utilizzando modelli ipotetici o analizzando lo scenario della pandemia influenzale.
Si è partiti dall'analisi del gruppo sindromico "sindrome respiratoria con febbre", attraverso cui è stata identificata e portata aventi una collaborazione con l'Agenzia di Sanità Pubblica del Lazio, attiva sul territorio con il Progetto GIPSE (Gestione Informazioni di Pronto Soccorso ed Emergenza), in cui dal 1999 sono stai raccolti omogeneamente i dati di attività dei Pronto Soccorso, riguardanti 13 sindromi sottoposte a sorveglianza sindromica, desumendo la definizione operativa dal triade con codifica tramite l'ICD -9-CM.
In particolare l'attività è stata focalizzata sull'approccio sindromico dell'infezione da virus influenzale A H5N1, nella possibilità di adattamento all'uomo, in un contesto di un'ipotetica pandemia, considerando il contesto attuale, secondo l'OMS (fase 3 di allerta epidemica). Sono stati costruiti algoritmi diagnostici sulle principali patologie, identificate dal CDC e partendo da algoritmi diagnostici elaborati dal Center for Infectious Disease Research & Policy, continuamente aggiornati e disponibili sul web (realizzati 7 protocolli).
In occasione del caso di febbre di Lassa nel viaggiatore, proveniente dalla Sierra Leone e diretto in Germania (luglio 2006), è stata organizzata una ricerca dei contatti in collaborazione con il Robert Koch Institut (RKI) di Berlino. Dalla collaborazione tra RKI e ECDC sono state predisposte e preparate istruzioni generiche da fornire alle autorità sanitarie dei Paesi interessati ad identificare i passeggeri potenzialmente esposti durante il volo.
In ambito nazionale l'evento è stato utilizzato come prova di look back dei contatti e inserimento nella rete internazionale di allerta in presenza di potenziale rischio biologico.
Il Ministero ha affidato all'Inmi, come centro di riferimento, la gestione clinica e la sorveglianza degli eventuali contatti e casi, tramite l'allerta del Dipartimento clinico dell'Istituto e la diramazione, da parte della Direzione Sanitaria, di procedure operative vigenti per il percorso da effettuare per il ricovero dei casi, la manipolazione e il trattamento di campioni biologici, l'uso di dispositivi di protezione individuale e la creazione di una task force di operatori sanitari da attivare in caso di ricovero.
L'Inmi ha partecipato al monitoraggio diagnostico dei casi importati di febbre Chikungunya, provenienti da aree colpite dall'epidemia del 2006 (isole nell'Oceano Indiano e India), tramite l'elaborazione di un pannello test diagnostici specifici per i viaggiatori provenienti da aree tropicali e sub-tropicali per Dengue, febbre Chikungunya e infezioni da malaria e Flavivirus.