Che cos'è il Ccm

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Introduzione

Il Centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ccm) è un organismo di coordinamento tra il ministero della Salute e le Regioni per le attività di sorveglianza, prevenzione e risposta tempestiva alle emergenze.

Il Ccm è stato istituito dalla legge del 26 maggio 2004, n.138, con lo scopo di contrastare le emergenze di salute pubblica legate prevalentemente alle malattie infettive e diffusive e al bioterrorismo.
Secondo la norma, il Ccm opera “in coordinamento con le strutture regionali attraverso convenzioni con l‘Istituto superiore di sanità, l‘Istituto superiore per la prevenzione e la sicurezza del lavoro, gli Istituti zooprofilattici sperimentali, le Università, gli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico e con altre strutture di assistenza e di ricerca pubbliche e private, nonché con gli organi di sanità militare”, e agisce “con modalità e in base a programmi annuali approvati con decreto del ministro della Salute”.

L‘attività del Ccm è formalmente iniziata il 27 ottobre 2004. All‘inizio, il funzionamento del Ccm è stato regolato con il decreto ministeriale del 1 luglio 2004. Successivamente, le modalità del suo operare sono state meglio precisate dal decreto ministeriale del 18 settembre 2008.
A norma del decreto legge del 4 luglio 2006, n.223, convertito, con modificazioni, dalla legge del 4 agosto 2006, n.248, con il Dpr del 14 maggio 2007, n.86, l‘operatività del Ccm è stata estesa fino al 21 luglio 2010 e – nelle more della formalizzazione del suo ulteriore rinnovo triennale – comunque prorogata di due anni ai sensi del punto 4.2 della direttiva del presidente del Consiglio dei Ministri del 4 agosto 2010.

Le attività

Come previsto dal Dm del 18 settembre 2008, che disciplina l‘organizzazione e il funzionamento del Centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie, le attività che il Ccm è chiamato a svolgere sono:

  • l‘analisi dei rischi per la salute
  • la verifica con le Regioni dei piani di sorveglianza e di prevenzione attiva
  • il supporto ai sistemi nazionali di allerta e risposta rapida anche con riferimento al bioterrorismo
  • il disegno di programmi – anche a carattere di sperimentazione gestionale – di prevenzione primaria, secondaria e terziaria
  • la promozione di programmi di valutazione della performance sanitaria
  • la promozione dell‘aggiornamento e della formazione del personale funzionale all‘attuazione del programma annuale di attività
  • il collegamento con altre realtà istituzionali e con altre realtà analoghe europee e internazionali
  • la diffusione delle informazioni.

Nell‘ambito di queste attività il Ccm supporta il ministero della Salute, tra l‘altro, nell‘analisi del quadro epidemiologico, nell‘identificazione e valutazione dei rischi per la salute umana derivanti da agenti infettivi, condizioni ambientali e fattori comportamentali, nell‘individuazione delle misure di prevenzione e dei percorsi di continuità assistenziale e di integrazione sociosanitaria, nonché nella verifica dell‘attuazione dei piani nazionali di sorveglianza e di prevenzione.

Nella realizzazione delle sue attività il Ccm promuove le pratiche di eccellenza, evidence based, con lo scopo di diffondere i modelli operativi di interventi di prevenzione che abbiano dato i migliori risultati e di condividere le esperienze maturate, rinforzando in tal modo la rete della prevenzione in Italia.

Gli organi collegiali

Il Ccm è incardinato all‘interno della direzione generale della Prevenzione sanitaria del ministero della Salute, i cui uffici garantiscono il supporto operativo alla realizzazione dei progetti. La direzione operativa del Ccm elabora la proposta di programma annuale di attività, formula proposte di progetti di attuazione del programma, supporta i comitati e i sottocomitati anche nella verifica dell‘attuazione e dei risultati dei progetti. Il direttore generale della Prevenzione sanitaria è anche il direttore operativo del Ccm e ricopre tale incarico fino alla scadenza del termine di durata del Ccm.

Il Ccm è, in parte, un organismo collegiale composto dai seguenti comitati:

Con lo scopo di avviare un processo di semplificazione di alcune procedure, tra cui l‘approvazione dei progetti, e in accordo con le Regioni, il Dm del 18 settembre 2008 (pdf 51 kb) ha, invece, sancito la cancellazione del Comitato tecnico. Il decreto prevede, comunque, una serie di modalità di incontro e di confronto con i rappresentanti regionali e ufficializza la prassi, in realtà già consolidata, della consultazione degli organi identificati dalla Conferenza dei Presidenti delle Regioni, tra cui il Coordinamento interregionale della prevenzione.

Il Ccm, infatti, realizza i propri progetti in coordinamento con le Regioni attraverso la consultazione degli organi identificati dalla Conferenza dei Presidenti delle Regioni, quali i coordinamenti interregionali.

La programmazione e le procedure

Il Ccm opera in base a un programma annuale, predisposto sulla base delle priorità individuate dal Comitato strategico e approvato entro il 30 giugno, con specifico decreto del ministro della Salute. L‘applicazione del programma avviene attraverso l‘attuazione di progetti, in collaborazione con le Regioni e i partner istituzionali, realizzati secondo uno standard di progettazione nel quale sono chiaramente definiti obiettivi, procedure, responsabilità, risorse e tempi.

Al fine di garantire una sempre maggiore trasparenza, efficienza ed efficacia alla propria azione, il Ccm, a partire dal programma 2009, ha introdotto delle importanti innovazioni procedurali nella propria operatività.

Ad oggi, il diagramma di flusso che dà concretezza alle attività annuali contenute nel programma Ccm può essere così schematizzato:

  • il Comitato strategico definisce le priorità di intervento
  • il direttore operativo del Ccm, sulla base delle priorità individuate, definisce una proposta di programma nella quale vengono individuate aree di intervento e linee progettuali
  • il Comitato scientifico esprime parere sulla proposta del programma annuale di attività del Ccm
  • il Comitato strategico adotta il programma annuale di attività del Ccm, unitamente al piano finanziario
  • il direttore operativo trasmette agli enti partner (Regioni e Province Autonome, Iss, Ispesl e Agenas ) e pubblicizza tramite il sito ufficiale del Ccm il programma
  • gli enti partner manifestano il loro interesse all‘applicazione del programma attraverso lettere d‘intenti, elaborate secondo un preciso standard
  • le lettere d‘intenti vengono vagliate dal Comitato scientifico
  • per le lettere d‘intenti giudicate favorevolmente, vengono richiesti i progetti esecutivi, anch‘essi elaborati secondo un preciso format
  • i progetti esecutivi sono esaminati dal Comitato scientifico e quelli valutati positivamente sono sottoposti al Comitato strategico per le scelte definitive.

L‘introduzione di questa procedura ha portato le Regioni ad avere un ruolo centrale nell‘attuazione del programma. Infatti, poiché sono le Regioni stesse, o gli organi tecnico-scientifici nazionali (Iss, Ispesl e Agenas) che singolarmente o in gruppo raccolgono, vagliano e trasmettono al direttore operativo del Ccm le lettere d‘intenti, questa funzione di avallo delle proposte di progetto avanzate anche da soggetti terzi consente loro di avere un maggior coordinamento delle attività sostenute con i finanziamenti Ccm svolte sul proprio territorio.

Il maggior coinvolgimento delle Regioni, collegato anche alla promozione di interventi a valenza interregionale, ha determinato la confluenza del finanziamento destinato al cosiddetto “Sostegno alle funzioni di interfaccia” nell‘area progettuale che, conseguentemente, si è molto ampliata dal punto di vista economico rispetto alle precedenti programmazioni.

I criteri

Contestualmente all‘introduzione delle nuove procedure, il Ccm ha ulteriormente precisato i criteri rispetto ai quali debbono essere condotte le proprie attività e quelli ai quali i progetti debbono aderire. In termini di progettualità, il Ccm ritiene indispensabile rimanere ancorati a criteri di ragionevolezza che cercano – nei limiti del possibile – di massimizzare il rapporto costo-efficacia degli interventi attivati.

Attraverso i suoi interventi, il Ccm intende:

  • promuovere la trasversalità, cioè privilegiare gli interventi con i quali si possono raggiungere diversi e molteplici obiettivi di salute. Ad esempio, le azioni di contrasto a scorretti stili di vita, come il fumo di tabacco, la sedentarietà e un‘alimentazione sbagliata riducono il rischio cardiovascolare e oncologico ma anche quello di sviluppare la malattia diabetica
  • promuovere alleanze, ovvero privilegiare gli interventi centrati sul coinvolgimento dei principali attori del sistema sanitario. Ad esempio, l‘evidenza data dal programma 2010 (pdf 103 kb) ai temi delle cure a lungo termine, delle compresenza di patologie e dell‘integrazione sociosanitaria, è legata alla necessità di sviluppare reti collaborative tra professionisti di diverse specialità, tra strutture sanitarie territoriali e ospedaliere e tra versante sanitario e versante sociale
  • promuovere convergenze, che si traduce nel privilegiare gli interventi che confluiscono in quelli individuati come prioritari dagli strumenti della programmazione. Ad esempio, la promozione di interventi di medicina predittiva in oncologia si deve all‘esigenza di sviluppare un campo di applicazione presente nel Piano nazionale della prevenzione 2010-2012
  • promuovere l‘inclusione, attraverso azioni che contrastano la disequità (nell‘accesso, nella rispondenza, negli esiti, ecc.), in modo da garantire gli interventi soprattutto a quelle fasce di popolazione – spesso appartenenti ai gruppi sociali più disagiati – che sono più a rischio. Ad esempio, solo lo sviluppo di programmi organizzati di screening oncologici di provata efficacia (tumore della mammella, della cervice uterina e del colon-retto) può assicurare un‘estensione della copertura delle popolazioni bersaglio e garantire anche il raggiungimento delle fasce di popolazione che difficilmente vi accedono in modo spontaneo.

Conseguentemente a questi intendimenti, diventano vincolanti alcuni criteri cui debbono attenersi le proposte di applicazione al programma. In particolare, la valutazione delle proposte tiene conto che le progettualità:

  • non si configurino come progetti Ccm in corso
  • riportino nel loro razionale – qualora la proposta rappresenti la prosecuzione di attività già promosse e concluse dal Ccm o da altri Soggetti – i risultati ottenuti
  • non si configurino come progetti di ricerca
  • presentino un piano finanziario dettagliato.

Va da sé, inoltre, che le proposte di applicazione vengano valutate secondo la rispondenza ai seguenti criteri:

  • coerenza con la mission del Ccm
  • coerenza con le linee progettuali del programma
  • facilità di trasferibilità nella pratica del Ssn
  • carattere di macroprogettualità
  • coinvolgimento di più Soggetti
  • promozione di interventi di provata efficacia e, nel caso delle sorveglianze, supporto di sorveglianze innovative e non routinarie
  • previsione – al loro interno – di una fase di valutazione di impatto.
Ultimo aggiornamento: 
3 maggio 2011