Antimicrobico-resistenza (AMR): country visit dell’ECDC in Italia

Il fenomeno della resistenza agli antimicrobici o antimicrobico-resistenza (AMR) è una minaccia reale e deve essere considerato dal punto di vista sia della salute umana che della salute e del benessere degli animali, strettamente interconnesse, nonché della sicurezza degli alimenti e della salubrità dell’ambiente. Sebbene sembri un fenomeno lontano dalla nostra quotidianità, rappresenta, invece, un rischio per la salute individuale e pubblica, generato sia dall’abuso degli antibiotici che da azioni di controllo non appropriate a livello delle infezioni correlate all’assistenza.

Purtroppo i dati di antibiotico-resistenza riguardanti l’Italia sono tra i peggiori in Europa e, sebbene il fenomeno sia noto alla maggior parte degli operatori sanitari del paese, la risposta finora intrapresa per contenere il fenomeno non ha raggiunto il suo scopo.
Nel nostro Paese i livelli di antibiotico-resistenza sono generalmente al disopra della media Europea (ECDC, Annual report on “Antimicrobial resistance surveillance in Europe 2015ˮ).
Riguardo al consumo di farmaci antibiotici in ambito umano, quello registrato in Italia è uno dei più alti in Europa. Nel nostro Paese il consumo di antibiotici sistemici a livello extra-ospedaliero, nel 2015, è stato del 27,5 DDD/1.000 abitanti die, in leggero decremento rispetto agli anni precedenti, ma ancora decisamente al di sopra della media europea di 22,4 DDD/1.000 abitanti die (ESAC-Net, Summary of the latest data on antibiotic consumption in EU 2016).
Molto resta ancora da fare per giungere a una reale armonizzazione delle strategie in atto in Italia. Infatti, accanto a realtà virtuose e da anni impegnate nelle attività di sorveglianza e controllo dell’AMR e delle Infezioni correlate all’assistenza (ICA), la maggior parte delle quali causate da batteri resistenti agli antibiotici, ve ne sono altre in cui poco, o in maniera poco efficacie, viene fatto.

La conseguenza della frammentazione delle strategie – effetto anche dell’autonomia di cui godono le regioni in virtù della modifica del Titolo V della Costituzione, intervenuta nel 2001 – è drammatica per il Paese.

Per questo motivo il Ministero della Salute sta preparando un Piano Nazionale di Contrasto all’AMR (PNCAR), in corso di finalizzazione, che prevede obiettivi, strategie, azioni e indicatori per il monitoraggio.

Gli obiettivi strategici del PNCAR sono:

  1. migliorare i livelli di consapevolezza e di informazione/educazione;
  2. rafforzare le attività di sorveglianza;
  3. migliorare la prevenzione e il controllo delle infezioni, in tutti gli ambiti;
  4. ottimizzare l’uso di antimicrobici nel campo della salute umana e animale (antimicrobial stewerdship)
  5. aumentare/sostenere ricerca e innovazione.

Al fine di ottimizzare il piano stesso, il Ministero della Salute ha invitato dal 9 al 13 gennaio una delegazione di esperti del Centro Europeo per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie (ECDC - European Center for Diseases Prevention and Control) di Stoccolma con lo scopo di ricevere raccomandazioni sulle criticità da affrontare e sulle possibili azioni di controllo.

La delegazione si è recata in tre regioni italiane discutendo con esperti e rappresentanti delle istituzioni e visitando alcuni ospedali; alla fine della visita ha presentato le sue conclusioni e fornito una serie di raccomandazioni preliminari che saranno presto completate e inviate all’attenzione del Ministro.

Conclusioni

  • La situazione dell’AMR nelle regioni e negli ospedali italiani rappresenta una grave minaccia per la salute pubblica del Paese; infatti, gli enterobatteri resistenti ai carbapenemi e l’Acinetobacter baumannii hanno raggiunto livelli di iper-endemia e, insieme allo Stafilococco aureo resistente alla meticillina, fanno dell’Italia uno dei Paesi in Europa con il più alto tasso di resistenza agli antibiotici.
  • Sembra che i dati relativi all’AMR siano accettati dagli operatori coinvolti nelle politiche e nella gestione della quotidianità e considerati ineluttabili.
  • Manca un reale coordinamento a tutti i livelli e tra i livelli.
  • Se il fenomeno dell’AMR non sarà limitato, nel breve futuro alcuni interventi chirurgici chiave saranno compromessi.
  • Rafforzare il sistema attuale, introdurre misure appropriate per ridurre l’uso di antimicrobici in ospedale e in comunità, e implementare gli interventi per il controllo delle infezioni, rappresentano le prime azioni per contrastare l’AMR dilagante. Questi interventi devono essere realizzati a livello nazionale, regionale e locale.
  • Mancano procedure di supervisione e audit per verificare i progressi delle regioni, soprattutto quelle con quadri più critici.
  • Sono presenti ottime esperienze e buone pratiche a livello regionale, che è necessario esportare nel resto del Paese, attraverso un’azione di promozione e coordinamento centrale.

In sintesi, gli esperti hanno rilevato la necessità di interventi urgenti in tutti i settori, peraltro già coperti dal Piano nazionale in corso di preparazione. Pertanto, una volta concluso il PNCAR, sarà necessario giungere alla sua rapida condivisione con le regioni, alla sua approvazione ed alla sua uniforme applicazione su tutto il territorio nazionale.

Per approfondire:
l’area tematica antimicrobico-resistenza sul sito del sul sito del Ministero della Salute
la sezione antibiotico-resistenza sul sito dell’ISS
l’area tematica resistenze agli antibiotici sul sito EpiCentro
la sezione antimicrobial resistance sul sito dell’ECDC
la sezione antimicrobial consumption sul sito dell’ECDC
il sito dell’European Antibiotic Awareness Day
la sezione antimicrobial resistance sul sito dell’OMS
la sezione antimicrobial resistance sul sito dell’EC
la sezione antimicrobial resistance sul sito dell’EFSA

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Ultimo aggiornamento:
24 febbraio 2017