Meno sale per la salute

Ridurre il consumo di sale nell'alimentazione è un obiettivo possibile. Se ne è discusso al Convegno che si è tenuto il 12 marzo al Ministero della Salute e che ha visto la partecipazione di rappresentanti dell'OMS, del Ministero della Salute, dell'Istituto Superiore di Sanità (ISS), delle società scientifiche e delle università che hanno partecipato ai progetti del CCM, della Società Italiana di Medicina generale, delle ASL, delle associazioni dell'industria alimentare e della panificazione impegnate nelle iniziative condotte a livello nazionale e regionale per la riduzione del contenuto di sale nell'alimentazione degli italiani.

Nel corso dell'evento sono stati presentati i risultati di due importanti progetti - promossi dal Centro per il Controllo della Malattie (CCM) - finalizzati a determinare nella popolazione adulta, nei bambini e nei soggetti ipertesi, i livelli urinari di sodio e potassio, quali indicatori, rispettivamente, del consumo di sale e di frutta e verdura, nonché l'efficacia di un programma strutturato di comunità per favorire comportamenti salutari, in particolare per la riduzione del consumo di sale, in un'ottica di miglioramento della salute dei cittadini di oggi e di domani.

È ampiamente dimostrato che il consumo eccessivo di sale nell'alimentazione è responsabile dello sviluppo di malattie cardio-cerebrovascolari, tumori, osteoporosi e malattie renali. Se tutta la popolazione riducesse della metà la quantità assunta di sale, si eviterebbero ogni anno molte migliaia di morti per infarto o ictus, sia tra gli ipertesi che tra i non ipertesi. È stato stimato che la riduzione della pressione arteriosa media della popolazione di soli 3 mmHg può portare alla riduzione di circa 27.000 casi di ictus e di 40.000 casi di cardiopatia coronarica all'anno.

Dal 2008 l'Unione Europea persegue l'obiettivo di ridurre il consumo di sale nei Paesi membri, coordinandone le azioni per un traguardo comune: ridurre il consumo di sale nella popolazione in generale di almeno il 16% in quattro anni (4% all'anno). Un impegno che è stato riconfermato lo scorso anno, in linea con le priorità dell'OMS. La riduzione del sale compare infatti tra i 9 traguardi del Global Action Plan for the Prevention and Control of Noncommunicable Diseases 2013-2020 dell'OMS.

Come ricordato dalla dott.ssa Daniela Galeone, "il Programma nazionale Guadagnare la salute identifica nella scorretta alimentazione uno dei quattro fattori di rischio modificabili per la prevenzione e il controllo delle malattie croniche. La riduzione del consumo eccessivo di sale quindi, rientra in questa strategia più ampia che si propone di promuovere stili di vita salutari e modificare l'ambiente di vita e di lavoro, per facilitare comportamenti e scelte salutari. La riduzione del consumo eccessivo di sale è anche uno degli obiettivi previsti dal Piano Nazionale della Prevenzione 2014-2018, approvato il 13 novembre 2014 con Intesa Stato-Regione, in un'ottica di riduzione del carico prevenibile ed evitabile di morbosità, mortalità e disabilità delle malattie non trasmissibili."

Ridurre il contenuto di sale nell'alimentazione degli italiani è possibile grazie a strategie di prevenzione disegnate ad hoc e finalizzate a modificare gli stili di vita della popolazione italiana: già a tre anni di distanza dall'Accordo di collaborazione con le Associazioni dei panificatori e dell'industria del pane si osserva infatti un lieve calo nel consumo di sale nell'alimentazione.

L'obiettivo di ridurre il consumo di sale è, quindi, realmente perseguibile attraverso l'impegno comune di tutti gli attori coinvolti nei diversi settori, anche diffondendo corrette informazioni ai consumatori perché adottino comportamenti adeguati nella preparazione e nella scelta degli alimenti.

Inoltre, "è necessario che ci sia una buona offerta di alimenti a ridotto contenuto di sale anche nei luoghi in cui si consumano pasti fuori casa, quindi in particolare nelle mense scolastiche e aziendali", come ha evidenziato al convegno il dott. Francesco Branca dell'OMS, sottolineando anche che l'Italia si sta muovendo proprio in questa direzione.

È stato inoltre rimarcato come, dopo la stipula nel 2009 dei primi Protocolli d'intesa tra il Ministero della salute e le Associazioni dei Panificatori Artigianali e Industriali (Federazione Italiana Panificatori, Assipan-Confcommercio, Assopanificatori-Fiesa-Confesercenti e Associazione Italiana Industrie Prodotti Alimentari-AIIPA) volti a ridurre il contenuto di sale nel pane, siano stati compiuti ulteriori passi in avanti, sia per favorire l'adesione sul territorio dei panificatori artigianali, con il supporto delle Regioni, sia attraverso la firma di nuovi accordi con l'industria alimentare(Associazione Produttori Pane Confezionato-APPC, Associazione Produttori Pasta Fresca-APPF, AIIPA Settore surgelati) per la riduzione del sale anche in altri prodotti industriali.

Altre azioni sono state messe in atto a livello regionale per informare e promuovere l'iniziativa presso i soggetti deputati alla stesura dei capitolati d'appalto per le ristorazioni collettive sanitarie, socio sanitarie e scolastiche e per realizzare attività di comunicazione e informazione per la popolazione sui benefici per la salute determinati da una ridotta assunzione di sale nell'alimentazione.

Nel corso del Convegno sono stati presentati i risultati raggiunti grazie a iniziative che ne sono conseguite a livello nazionale e regionale.

I progetti del CCM

Con il primo progetto MINISAL-GIRCSI, promosso dal CCM e coordinato dall'Università di Napoli "Federico II" con la partecipazione dell'ISS e di diverse unità operative impegnate nella rilevazione delle informazioni relative a diversi gruppi di popolazione, sono stati ottenuti dati sul consumo medio di sodio e potassio nella popolazione italiana su base regionale e per classi di età. E' stata condotta un'indagine su un campione rappresentativo della popolazione italiana adulta, arruolato dal 2009 al 2012 dall'Osservatorio epidemiologico cardiovascolare/Health Examination Survey, coordinato dall'ISS-CNESPS. In tutto sono stati inclusi 1782 uomini e 1730 donne di età compresa tra i 35 e i 79 anni. Dalla determinazione del sodio e potassio nelle urine delle 24 ore è stato calcolato che l'introito medio di sale è di 10,8 grammi al giorno negli uomini e 8,4 grammi nelle donne, valori che superano di molto i 5 grammi al giorno al massimo, raccomandati dall'OMS.

Per quanto riguarda il potassio, l'apporto alimentare medio è risultato pari a 2,5 grammi al giorno negli uomini e a 2,2 grammi al giorno nelle donne, nettamente inferiore ai livelli di assunzione raccomandati (≥ 3,9 grammi), indice di un insufficiente consumo di alimenti ricchi in potassio come frutta, verdura e legumi.

Risultati analoghi sono stati ottenuti con due indagini circoscritte a una popolazione pediatrica e a una popolazione di ipertesi, statisticamente rappresentative e distribuite in maniera omogenea su tutto il territorio nazionale. "Avere un quadro completo riferito ad un'ampia fascia di età e anche a pazienti ipertesi - ha commentato la dott.ssa Simona Giampaoli dell'ISS del progetto MINISAL-GIRSCI - è sicuramente il punto di forza del progetto".

La prima indagine - condotta dall'Università di Foggia con la partecipazione della Società Italiana di Gastroenterologia, Epatologia e Nutrizione Pediatrica - ha preso in esame un campione di 766 ragazzi e 658 ragazze tra i 6 e i 18 anni. I valori medi di consumo di sale sono risultati di 7,4 grammi nei ragazzi e 6,7 grammi nelle ragazze. L'introito medio di potassio è risultato di 1,53 grammi nei ragazzi e 1,40 grammi nella ragazze. Un risultato che porta a riflettere sulla necessità di intervenire precocemente già nelle fasce più giovani della popolazione, considerato che l'eccesso di sodio alimentare in età pediatrica e l'insufficiente apporto di potassio, attraverso il consumo di frutta e verdura, potrebbero essere fattori di rischio in età adulta.

La seconda indagine - condotta con la collaborazione della Società Italiana di Ipertensione arteriosa - ha valutato il contenuto di sodio e potassio nella dieta degli ipertesi italiani, su base regionale, in relazione alla presenza di sovrappeso o di obesità. Ne è emerso che, anche in questa popolazione a rischio, oltre il 90% degli uomini e l'80% delle donne consumano più di 5 grammi al giorno di sale.

Con il secondo progetto CCM "Meno sale più salute" - a tre anni di distanza dagli Accordi tra il Ministero della Salute e le Associazioni dei panificatori per la riduzione del sale nel pane - è stata condotta una nuova indagine e rispetto alle rilevazioni del 2008-2012 è stata registrata una riduzione del 12% del consumo di sale nella alimentazione: negli uomini si è passati da 10,8 a 9,5 grammi, nelle donne da 8,4 a 7,4 grammi. Tuttavia l'introito di sale resta comunque ancora troppo elevato.

Conclusioni

Il Convegno ha rappresentato una giornata importante per fare il punto sui passi compiuti, confrontarsi sulle difficoltà delle indagini e sugli ostacoli da superare e per individuare nuove strade da percorrere.

Una difficoltà risiede nella conduzione delle indagini caratterizzate da esame diretto della popolazione e dal costo elevato di queste operazioni. "Purtroppo - commenta la dott.ssa Giampaoli - siamo abituati a trattare indagini per identificare la malattia e non per valutare la salute, le metodologie e procedure sono diverse e vanno applicate in maniera standardizzata; ciò richiede un'attività intensa di educazione e addestramento degli operatori locali, che comunque rimane come patrimonio locale."

Come è stato ribadito al convegno le azioni di prevenzione quando riguardano la modificazione dello stile di vita nella comunità, richiedono tempi lunghi ma portano grandi benefici. Le evidenze confermano che anche modeste riduzioni possono portare a minori problemi cardiovascolari, migliorando di conseguenza la salute pubblica.

La dott.ssa Giampaoli sottolinea, infine, che "non sempre la popolazione conosce i benefici degli stili di vita sani e la loro influenza sui fattori di rischio. Per ottenere effetti duraturi è prioritario continuare a lavorare per migliorare le abitudini alimentari. Sicuramente saranno necessarie altre indagini per valutare se il consumo di sale nella popolazione si è ridotto. Nel frattempo valutazioni attraverso la sorveglianza PASSI possono essere utili per valutare il livello di conoscenza della popolazione".

"Le iniziative per la riduzione del sale attuate in Italia stanno già portando a dei risultati", ha commentato il dott. Branca dell'OMS. "Ci sono poi altre vie che potrebbero essere percorse, come ad esempio l'etichettatura degli alimenti che consenta scelte informate e consapevoli."


Ultimo aggiornamento:
27 marzo 2015