Storia del progetto

In Italia la frequenza e la gravità degli infortuni lavorativi sono oggi in linea con i valori rilevati in tutta l‘Europa Occidentale: notevolmente inferiori rispetto alla media mondiale, tendono a un progressivo miglioramento. Nonostante la situazione relativamente favorevole, però, c'è ancora molto da fare per ridurre l‘incidenza di questo fenomeno, che tuttora nel nostro Paese causa ogni anno oltre 1200 decessi, 30mila invalidità permanenti e più di 25mila casi di patologie correlate al lavoro.

Obiettivo generale di questo progetto è censire e rendere disponibili le esperienze che, a vari livelli, abbiano consentito di valutare l‘efficacia delle azioni di prevenzione degli infortuni sul lavoro intraprese. Parallelamente, ci si propone anche di mettere in atto sul territorio nazionale, in accordo con le Regioni, interventi basati sulle migliori pratiche, anche sulla base della letteratura internazionale. In particolare, il progetto prevede:

  • la raccolta, l‘ordinamento e la diffusione dei materiali di documentazione sulle pratiche di prevenzione che si siano dimostrate efficaci
  • la formazione e l‘aggiornamento del personale sanitario
  • la pianificazione concordata tra le Regioni e le realtà locali di esperienze di applicazione di interventi basati sulle pratiche migliori 
  • la condivisione di indicazioni operative o di linee guida, ricavate dall‘intero processo di valutazione, sulla base delle priorità individuate attraverso l‘attività di sorveglianza.

Lo scenario italiano

Uno dei problemi più importanti nello scenario della sanità pubblica in Italia è la corretta destinazione delle risorse verso interventi appropriati ed efficaci. Vista l‘accresciuta esigenza di affrontare il tema dell‘efficacia degli interventi anche nel campo della prevenzione dei rischi e dei danni dovuti al lavoro, il ministero della Salute, d‘intesa con le Regioni, si è proposto di realizzare attività di prevenzione sulla base della definizione di ambiti prioritari, interventi efficaci, metodi e strumenti adeguati. Gli infortuni sul lavoro sono infatti eventi prevenibili, legati soprattutto alle condizioni strutturali di ambienti e macchinari, all‘organizzazione del lavoro e al grado di applicazione della normativa di protezione. Il campo della prevenzione dei rischi e dei danni dovuti al lavoro è relativamente nuovo e, soprattutto, fino a poco tempo fa scarso di contributi. Questo è vero a livello internazionale, ma ancor più a livello nazionale.

Sebbene le attività di prevenzione dei rischi e dei danni legati al lavoro non possano prescindere da un adeguato sistema informativo, nel nostro Paese sul versante della prevenzione si registrano notevoli lacune conoscitive e una evidente carenza di studi ben disegnati (Rct o simili). Se a livello nazionale l‘unica fonte di informazioni sul fenomeno degli infortuni sul lavoro sono le relazioni annuali dell‘Inail, a livello regionale si segnala l‘iniziativa dei flussi informativi Inail-Ispesl -Regioni. La situazione migliora a livello locale, dove ci son numerosi studi di efficacia e non mancano le ricerche che hanno adottato il disegno ottimale della sperimentazione randomizzata.

Nonostante l‘attività professionale basata su pratiche di dimostrata efficacia rappresenti ormai un approccio alla medicina diffusamente accettato, esistono diverse barriere culturali e organizzative che ostacolano la traduzione nella pratica di lavoro dei principi dell'Ebp. La modifica di atteggiamenti e pratiche di lavoro radicate, in operatori da sempre abituati ad agire sulla base di linee-guida di legge, piuttosto che sulle buone pratiche di lavoro professionali, è una delle maggiori criticità ad oggi riscontrata nel processo di diffusione della prevenzione basata su prove di efficacia.

Ultimo aggiornamento:
13 maggio 2013